Intolleranza alimentare al pomodoro
L'intolleranza alimentare al pomodoro può comportare una serie di disturbi per lo più cronici che possono interessare tutto il corpo: dal gonfiore addominale alla dermatite. Eliminare dalla dieta il pomodoro consente di avere una regressione dei sintomi legati ad essa. Il grado di intolleranza condiziona la durata del periodo di disintossicazione anche se ogni persona può necessitare di un periodo di tempo variabile che va concordato e valutato insieme ad uno specialista. Va aggiunto che il pomodoro appartiene alla categorie delle “solanacee” di cui fanno parte anche patate, melanzane e peperoni, per cui è opportuno eliminare dalla dieta anche questi ortaggi durante la fase di disintossicazione. Bisogna però stare attenti a non confondere l’intolleranza al pomodoro con problematiche diverse date da una sintomatologia comune. Infatti il pomodoro è ricco di nichel e di istamina per cui fastidi che insorgono in concomitanza con la sua assunzione in realtà potrebbero essere dovuti proprio a questi due fattori. Nel primo caso la causa effettiva del malessere potrebbe essere allergia al nichel solfato e oltre al pomodoro sarebbe opportuno limitare anche l’assunzione di alimenti ricchi in nichel (non necessariamente solanacee). Per quanto riguarda l’istamina, questa è una molecola prodotta dal nostro corpo durante una reazione allergica, qualunque sia l’allergene. Esistono alimenti che contengono molta istamina o che ne aumentano la produzione: il pomodoro ha entrambe queste caratteristiche e in ogni caso è opportuno limitarne il consumo.
Vino ed intolleranze ai solfiti
Nell’industria alimentare i solfiti sono comunemente usati come conservanti ad azione antimicrobica e antiossidante dato che prevengono le reazioni di ossidazione a cui alcuni alimenti possono andare incontro con conseguente deterioramento o modifica della propria colorazione. I solfiti sono presenti nel vino in diverse concentrazioni. Questi possono essere aggiunti durante i processi di vinificazione per evitare che si alteri il sapore, ma in realtà sono anche naturalmente prodotti durante la fermentazione. I vini rossi secchi hanno una minore concentrazione di solfiti che è maggiore invece nei vini bianchi dolci. Ad esclusione di allergie vere e proprie i solfiti possono essere causa di reazioni individuali che mimano reazioni allergiche ma che non possono essere definite come tali. I sintomi sono molto vari e possono essere orticaria, problemi respiratori (principalmente asma) ed emicranie, in soggetti particolarmente sensibili si osservano anche nausea e vomito. Si parla in molti casi di “intolleranza ai solfiti” e si stima che circa l’1% della popolazione presenti questa condizione e che fra questi il 5% soffra d’asma. Si consideri infine, che è stata evidenziata una correlazione fra intolleranza ai solfiti e una specifica alterazione nel DNA che in alcuni soggetti predisposti comporterebbe quindi una minore capacità di detossificazione dell’organismo con conseguente maggiore sensibilità ai solfiti stessi. Le considerazioni fatte precedentemente sui vini, non devono portarci ad una rinuncia degli stessi. E’ noto infatti che l’assunzione moderata di vino, soprattutto rosso, sia associata ad effetti benefici sulla salute. Questi sono dovuti alla presenza di polifenoli che agiscono prevalentemente contro i radicali liberi nella prevenzione soprattutto di patologie cardiovascolari. Nella produzione di vini si stanno diffondendo quindi sempre più tecniche di vinificazione che escludono l’uso di solfiti aggiunti per ridurre al minimo la concentrazione di tali sostanze.
Intolleranze ai lieviti e gonfiore alimentare
Spesso pancia gonfia e meteorismo possono essere la conseguenza di una intolleranza ai lieviti. Questa è una condizione comune che può essere rilevata grazie a test di intolleranza alimentare. Togliendo dalla dieta alimenti che contengono lievito si ha un effetto benefico e la scomparsa dei fastidi legati all’intolleranza. L’esclusione degli alimenti comprende anche quei prodotti che hanno subito il processo di fermentazione anche senza l’aggiunta di lieviti, come ad esempio la birra o il tè nero. Validi sostituti durante la colazione possono essere i cereali (anche quelli soffiati) mentre alternative al pane sono rappresentate da differenti fonti di carboidrati come patate, cereali o mais. Frequentemente i problemi di gonfiore non sono causati da una intolleranza ai lieviti ma da disbiosi intestinale (mancanza di equilibrio della flora batterica con sovrabbondanza di funghi o batteri non benefici). In questi casi è opportuno togliere dalla propria alimentazione quegli alimenti che stimolano la crescita dei patogeni e la fermentazione a livello intestinale (responsabile della produzione di gas). Il lievito di birra è il responsabile principale di ciò e quindi a volte può essere sufficiente non assumere i prodotti che lo contengono per stare meglio. In questo caso basta ricorrere a prodotti che risultano più digeribili come il pane ottenuto con lievito madre o panificati senza lievito come ad esempio la piadina.
Celiachia
La celiachia è una malattia a carattere genetico che comporta una reazione a livello intestinale. Nel soggetto celiaco in presenza di alimenti contenenti anche piccole quantità di glutine si verifica una reazione del sistema immunitario rivolta contro le pareti intestinali (reazione autoimmunitaria). Questo processo se non impedito con una corretta alimentazione comporta una infiammazione intestinale cronica e la conseguente ridotta capacità dell’intestino di assimilare determinate sostanze. Tutto ciò può comportare complicazioni di diversa gravità dall’anemia, all’osteoporosi fino addirittura a fenomeni neoplastici. Si stima che l’incidenza di questa malattia sia di un soggetto su 100 anche se i casi diagnosticati sono di meno. Dopo la diagnosi l’unico trattamento per la celiachia è togliere dalla dieta ogni alimento contenente glutine (pane, pasta, pizza, biscotti, birra) e quindi tutti i prodotti fatti con specifici cereali (frumento, orzo, farro, avena, segale e kamut). Esistono cereali privi di glutine che possono essere tranquillamente introdotti nella dieta di una persona celiaca, i più comuni sono riso e mais e spesso a partire da questi si ottengono prodotti di uso comune nella nostra alimentazione (pasta, biscotti, …). Negli ultimi anni i prodotti senza glutine si sono molto diffusi e sono aumentate la ricchezza e la varietà degli alimenti disponibili. Per concludere è’ bene ricordare che oltre a riso e mais vi sono alimenti meno noti senza glutine che possono essere usati come sostituti del frumento. Fra questi ci sono grano saraceno, miglio, manioca, quinoa e amaranto che oltre ad essere una importante fonte di carboidrati sono anche ricchi di numerose qualità nutrizionali.
Intolleranza al lattosio
Il lattosio è lo zucchero maggiormente presente nel latte. Alcune persone non sono in grado di digerirlo e questo può provocare disturbi come gonfiore o problemi intestinali. L’intolleranza al lattosio è molto frequente e spesso viene sottovalutata perchè non considerata come la fonte di disturbi cronici. Tuttavia eliminando il latte dalla dieta i problemi correlati a tale intolleranza regrediscono. Non assumere latte però riduce l’apporto di sostanze fondamentali per una corretta e sana alimentazione, per cui se non adeguatamente sostituito si rischia di andare in deficit di alcuni nutrienti come il calcio e alcune vitamine. In commercio esistono diversi tipi di prodotti definiti “delattosati”o “ad alta digeribilità”. In questi la quantità di lattosio presente è minima rimanendo al di sotto della quota che può comportare disturbo. Il latte delattosato è sottoposto ad un trattamento che consente di trasformare il lattosio in due zuccheri facilmente digeribili preservando le caratteristiche nutrizionali di tale alimento. In conclusione il latte e i latticini senza lattosio possono essere consumati anche da chi è intollerante a tale zucchero senza dover così rinunciare a specifici alimenti.